Il 5 novembre c’è l’usanza

10 November 2021 By michele Off
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In Toscana c'è una simpatica usanza, che parrebbe addirittura risalire agli episodi risorgimentali di Curtatone e Montanara: il 5 novembre le matricole universitarie, cioè gli studenti che si sono diplomati il giugno precedente, vanno nella propria ex scuola e, armati di fischietti e cappellini a punta (detti feluche), “cacciano in strada” gli studenti. In sostanza: interrompono le lezioni.

La vulgata usa il termine “cacciare” ma, sia chiaro, gli studenti non oppongono nessuna resistenza, anzi: è già un'ora che essi aspettano, con lo sguardo sognante rivolto alle finestre e l'orecchio teso al minimo suono, mentre qualche manina furtiva ha già fatto scivolare libri e quaderni nello zaino semi-aperto.

Ogni professore sa che quella prima ora è un'ora perduta, giacché ogni neurone, ogni singola cellula di quei poderosi cervelli è concentrata su un unico fatto: “Da dove arriveranno, stavolta?”

E quando, verso le 9, l'amato suono giunge (prima uno solo, poi tanti, tantissimi, un mare di fischi, da ogni dove …) essi scattano in piedi come fossero una persona sola e prendono d'assalto la porta dell'aula come neanche Enrico Toti (il celebre eroe della Grande Guerra) avrebbe saputo fare, travolgendo bidelli, professori e chiunque intercetti la loro traiettoria.

Vi state chiedendo se questa usanza sia mai stata osteggiata.

La risposta è sì, e con ogni mezzo: nella riunione collegiale di fine ottobre c'è sempre il solito proffe che si alza e chiede: “Preside! Che si fa per il 5 novembre? Possibile che noi si debba subire??”

Ma non c'è stato niente da fare: puntualmente, ogni 5 novembre, non appena il fischio fatale, ancorché attutito dalla bruma mattutina, giunge alle orecchie trepidanti, le scuole di mezza regione si svuotano all'improvviso, come tante vasche da bagno a cui qualcuno ha tolto il tappo.

Persino quando la questione fu portata davanti al Consiglio dei Ministri non si riuscì a venirne a capo.

Era allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi che, come sapete, era pisano; per la precisione: era pontaderese, come dicono loro.

Ma gli atti di eroismo solitario non mancarono. E non sto parlando degli studenti, ovviamente.

Un anno, un bidello provò a frapporsi tra il grande portone di vetro e la masnada urlante, col risultato che la massa lo travolse in mezzo secondo e il pover'uomo, per riprendersi dallo shock si mise in malattia per un mese.

In una scuola dell'aretino, un preside provò ad interrompere la mala usanza, installando nei corridoi due potenti altoparlanti. Quella mattina fu dato l'ordine di trasmettere per tutta la prima ora, e a massimo volume, una registrazione delle letture dantesche di Benigni, con la speranza che nessuno udisse il malefico fischio.

Ma la turba matricolare era stata avvertita e, invece dei fischietti, fece partire due razzi, di quelli col fischio, residuati del capodanno precedente, e la scuola si svuotò in un attimo, come la cittadina di Hamelin col famoso pifferaio.

Nel 1997, in un liceo pedagogico della città di ***, un preside fece bloccare tutte le porte del piano terra e abbassare tutte le tapparelle, ma le matricole, opportunamente avvertite, fecero un buco nel tetto e calarono al centro dell'atrio di ingresso un lungo filo, con un piccolo altoparlante. Insomma: come andó a finire, lo immaginate …

L'anno seguente, era il 1998, in un istituto IPSIA della zona del cuoio, successe un fatto ancora più straordinario: la preside, per evitare che il famigerato fischio "della morte" giungesse alle orecchie degli studenti, aveva indetto un'assemblea generale, da tenersi all'interno della palestra.

La palestra di quella scuola era famosa per essere una struttura solida e impenetrabile, una specie di bunker di cemento armato che avrebbe resistito alle trombe di Gerico, figuriamoci ai miseri fischietti dei goliardi!

Come contropartita, gli studenti chiesero di poter vedere una trasmissione in diretta di Canale 50, una TV locale specializzata in eventi sportivi. La preside prontamente concesse, sicura che la partita li avrebbe distratti e il gran baccano delle tifoserie avrebbe coperto il fischio dei goliardi.

Ebbene, mentre il cronista illustrava le varie fasi della partita, ad un certo punto, da dietro le sue spalle, tra lo stupore generale, apparve il celebre cappellino bicolore e la faccia rubiconda di una matricola col fischietto in bocca … e in un attimo la palestra s'era già svuotata.

Nel 1971, quando ancora gli echi del '68 non si erano completamente smorzati e ogni giorno si sentiva di allarmi bomba, di stragi e di morti ammazzati, un preside particolarmente tosto aveva fatto circondare la scuola dai carabinieri, deciso a stroncare l'incostituzionale abitudine.

Le forze dell'ordine si erano presentate alle 7, con due camionette, e avevano transennato tutti gli ingressi.

“Col cavolo che entrano, con i loro stramaledetti fischietti!”, aveva detto il capitano.

Gli studenti trascorsero la prima ora cupi in volto. Intorno alla scuola c'era un silenzio plumbeo.

La campanella della prima ora suonò.

Ma non successe niente.

La tradizione era stata dunque sconfitta dalla forza armata?

Ma ecco che, ad un certo punto, dalla stanza della presidenza si sentì squillare un telefono.

Alla finestra apparve il volto concitato di un'applicata di segreteria, la quale fece subito segno ai carabinieri di salire su: “vogliono parlare con uno di voi!”.

“Che è successo?”, chiese il capitano al maresciallo, quando fu di ritorno.

“Una telefonata anonima … una bomba! Dobbiamo evacuare!”, urlò quello.

“Tutti fuori!”, ordinò il capitano.

“E anche stavolta ce l'hanno fatta …”, pensò uno dei bidelli, guardando le fila ordinate degli studenti che uscivano, sotto lo sguardo vigile dei militari.

Il giorno seguente la stampa locale scrisse che in una delle cabine telefoniche del villaggio scolastico era stato rinvenuto un cappellino goliardico di colore verde e con la fodera rossa, ma di questo non ci fu traccia nella relazione che il maresciallo Marano consegnò al comandante della locale stazione dei Carabinieri.1)

 

“Alle ore 9.15 gli alunni Giacalone, Marchetti, Ruttini, Fisichelli, Gufotti, Carlini, Manfredini, Sufflini, Scuffiotti e Orlandini, nonostante siano stati invitati più volte a rimanere, lasciano l'aula a seguito dell'irruzione di estranei dotati di fischietto”. 5-Novembre-2014

Firmato, prof.essa Marika Laudaddio

DAL DIARIO DI CLASSE della IVC